Biografia
Nelle mie aereopitture c’è sempre quell’orizzonte marino che da ragazzo portai via con me quando lasciai Zara affondare nella nostalgia
Tullio Crali nasce nel dicembre 1910 a Igalo, in Dalmazia (attuale Montenegro), ma ben presto la famiglia si trasferisce a Zara dove ha il primo, decisivo incontro con un aeroplano, un idrovolante che ammara proprio di fronte alla sua casa.
A Gorizia, dove si trova dal ’22, frequenta l’Istituto Tecnico e comincia a dar prova delle sue capacità artistiche.
Nel 1925 scopre il Futurismo leggendo il “Mattino Illustrato” di Napoli e al Movimento futurista egli rimarrà fedele per tutta la vita. Sono di questo periodo i suoi primi tentativi di pittura che firma con lo pseudonimo “Balzo Fiamma”. Risale al 1926 il suo approccio alla letteratura futurista reso possibile dallo scambio dei suoi libri scolastici con testi di Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Soffici e altri. Ben presto rompe gli indugi e scrive a Marinetti che lo accoglie “nella lotta futurista”. Questo incontro lo spinge ad affrontare un’intensa fase di sperimentazione artistica, favorita inoltre dall’incontro con S. Pocarini, fondatore del Movimento Futurista Giuliano; grazie a lui il giovane Tullio espone alla II Mostra Goriziana d’Arte. Gli anni Trenta iniziano con una delle sue opere più famose, “Le forze della curva” e con i contatti con i Gruppi futuristi; viene invitato alla Mostra dei “7 futuristi Padovani” e nel 1932 a quella degli Aeropittori Futuristi Italiani a Parigi e a Bruxelles con opere quali “Acrobazie aeree”, “Pilota da caccia”, “Ali tricolori”. Grazie ad alcuni professori che credono in lui e lo sostengono, riesce ad andare a Venezia per sostenervi la maturità artistica e successivamente a Roma per l’abilitazione all’insegnamento di materie artistiche. Ben attento ai profondi mutamenti della città e sollecitato dalla produzione artistica di Antonio Sant’Elia, il giovane Crali si dedica a progetti di architettura, in cui compaiono edifici dalle volumetrie audaci, ma funzionali e anticipatrici di soluzioni costruttive assolutamente attuali. In questi anni continua la sua affermazione come protagonista del Futurismo, dell’Aeropittura in particolare; volge inoltre la sua attenzione alla scenografia e alla moda, sia femminile sia maschile e indossa quotidianamente lui stesso l’ “abito sintetico” e la “camicia anticravatta”.
Del 1932 sono gli incontri con Anton Giulio Bragaglia, Tato (Guglielmo Sansoni), Luigi Russolo, Giacomo Balla e una serie di importanti mostre in Italia e all’estero.
Il 1933 segna l’inizio della sua attività come declamatore di “parole in libertà”, un genere di poesia che va declamata in tutta la gamma delle sue variazioni di “timbro e di volume”.Gli anni successivi vedono Crali protagonista di mostre e convegni; si dedica inoltre all’altro suo grande interesse: la poesia.
1936: l’artista espone alla II Mostra Nazionale d’Arte Sportiva “Lotta grecoromana” e “Lotta libera”, due quadri che verranno selezionati per la Mostra Internazionale Olimpionica d’arte sportiva a Berlino; la II Biennale di Venezia ospita invece tre opere (“I sommersi”, “Gli aeronauti” e “I naviganti”) che sono significative per una evidente raggiunta autonomia di linguaggio figurativo.
1938: grazie al Col. Klinger, presidente dell’Ala Littoria, gli viene concesso di volare gratuitamente per motivi d’arte su tutte le sue linee. Ritorna a Gorizia dove frequenta la Squadriglia di Caccia, un’esperienza determinante per la genesi dell’opera “Incuneandosi nell’abitato”, nota anche come “In tuffo sulla città”. Sono comunque numerose le imprese di volo che il giovane artista compie nella seconda metà degli anni ’30 a bordo degli aerei da caccia: ne esce esaltato e pronto ad affrontare opere di grande impegno che espone alla Biennale di Venezia del ’40, in una sala personale (“Motore seduttore di nuvole”, ” Ammaraggio nel golfo”…). Il 1940 è anche un anno importante per la sua vita privata: si sposa infatti con Ada Savelli che sarà la compagna di tutta la sua lunga vita e musa ispiratrice di molte opere. Le gioie del matrimonio sono comunque intervallate dalle crescenti preoccupazioni e dai gravi problemi che lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale porta con sé. Dal punto di vista professionale tuttavia il drammatico periodo che precede e va di pari passo con il conflitto è assai fecondo per Tullio Crali che è ormai protagonista indiscusso della scena artistico- futurista italiana. e “braccio destro” di Marinetti che lo aveva nominato “commesso viaggiatore dell’ideale”. Nel 1943 vanno ricordate la sua seconda partecipazione alla Quadriennale d’Arte a Roma e nel ’44 quella all’ultimo raduno dei Futuristi a Venezia. A Crali-militare vengono assegnati vari incarichi presso i Centri Mascheratori di Civitavecchia, Fabbrica di Roma, Parma e infine Macerata da cui muoverà, sotto la furia dei bombardamenti, alla volta di Gorizia. Nel ’44 nasce Massimo salutato dai “fervidissimi auguri” di Marinetti; nello stesso anno l’artista dà vita al I Raduno di Poesia cui ne seguiranno numerosi altri. Alla fine della guerra, nel 1945, sarà arrestato a Gorizia dai partigiani italo-slavi: dei 150 prigionieri solo 20 torneranno vivi, tra essi Crali.
Nel primo dopoguerra l’artista si trasferisce con la famiglia a Torino dove riprende ad insegnare nelle Scuole Superiori, continua ad esporre e ad interessarsi alle sensazioni in volo dei paracadutisti. Nel 1950 partecipa, in casa Marinetti, a Milano, ad una riunione dei Futuristi a seguito della quale Crali, contrario a decretare la fine del Futurismo (così come vorrebbero Benedetta, moglie del fondatore del Movimento, e altri), si dissocia ed espone nella Galleria Bergamini di Milano organizzando anche una serata di poesia futurista, la prima dalla fine della guerra.
Il Volo determina una costante di “Vicino-lontano” che si realizza in una simultanea presenza di forme precise e dettagliate e di forme semplificate sino ai limiti dell’astrazione più completa
Nel 1951 l’artista inizia a scrivere i suoi “Diari” dove, nel corso di più di trent’anni (l’ultimo è del 1985) raccoglierà impressioni, giudizi, disegni preparatori, ricordi di viaggio…un universo variegato e personale di un artista pronto a cogliere ogni piccolo e grande aspetto della vita.
1950-1959: l’esperienza parigina
L’ambiente italiano gli va ormai “stretto”, Crali decide allora di chiedere una cattedra all’estero. Gli viene assegnata, con suo iniziale disappunto, quella del “Lycée Italien” di Parigi, una città che l’artista sentirà come una “sfida” e che vorrà poi capire e penetrare attraverso le canzoni, i “bistrot”, le insegne, i “clochards”, i mercatini, i cabaret. Crali non si stancherà mai di guardare, curiosare, documentare quanto cade sotto i suoi occhi portando sempre con sé, nel suo vagabondare lungo le strade e nelle piccole piazze, un album e il fedele “flowmaster”. Di questo periodo restano una serie di tele e un cospicuo numero di disegni a testimoniare il suo interesse per la vita vera di Parigi. Grazie all’attività degli anni precedenti e alle mostre organizzate negli anni parigini, la critica francese non mancherà di sottolineare l’impegno artistico di Crali e la sua originalità. La sua visione artistica viene inoltre arricchita dalle visite ai grandi musei di Parigi e dai periodi passati lungo le spiagge bretoni e normanne dove Crali scopre un mondo fatto di “menhir”, di scogliere, di onde fragorose che scavano le rocce, di massi granitici, di fragili battelli che sfidano l’oceano. Nasce l’idea delle Sassintesi. Quando lascia Parigi lo fa con pochi bagagli e una quantità indeterminata di silici e graniti che userà in seguito per dare vita ai suoi universi astratti chiamati Sassintesi.
Dal 1960 al 1967 Tullio Crali è in Egitto, alla direzione della Scuola d’Arte Italiana al Cairo sezione pittura. Anche qui organizza mostre e cicli di conferenze: da Radio Cairo commemora Marinetti, “poeta italiano d’Egitto”. Nella Scuola trova un’atmosfera d’altri tempi, fatta di “polvere e muffa”e decide allora di portare una ventata di novità e lo fa puntando sull’uso del colore, degli spazi, delle proporzioni, sul “materiale umano” che ha a sua disposizione: ragazzi egiziani, greci, armeni, sauditi, copti, ebrei…tutti entusiasti e capaci! Ad essi l’artista comunica la necessità di attingere alla fantasia e al proprio coraggio per osare qualcosa di nuovo. Facendo ciò li porta a capire come il contatto tra l’antico e il moderno possa essere fecondo di risultati, quelli che si concretizzeranno, nonostante i numerosi ostacoli, in esposizioni delle loro opere.
L’ambiente carico di storia, l’Oriente, il deserto, portano nell’artista un patrimonio di emozioni nuove e l’inevitabile, duraturo confronto con un’arte che lascerà in lui una traccia profonda e la consapevolezza che è necessario far rientrare il passato nell’alveo della modernità.
Dal 1968 in poi. Crali torna in Italia e riprende con vigore il suo impegno futurista con partecipazione a mostre, serate futuriste con declamazioni di poesie di Marinetti e Fortunato Depero, conferenze. Rifiuta l’impegno proposto dai suoi vecchi amici futuristi di riprendere le fila del movimento e preferisce continuare le sue ricerche “spaziali”. Del 1970 è la prima mostra di Aeropittura futurista del dopoguerra organizzata presso la Galleria Blu di Milano, mentre nel 1971 la Galleria Tribbio di Trieste allestisce una mostra di “Sassintesi” e “Cosmiche”; nel 1975 partecipa al “X Convegno Mitteleuropeo sulla pittura tra il 1890 e il 1930”, tenutosi a Gorizia.
Nell’aereopittura non esiste più la verticalità e i suoi parallelismi sull’asse terrestre.
Nel 1977 crea nel suo studio a Milano un Centro di Documentazione Futurista rivolto a studenti; nel 1978, per la mostra curata da Luciano Chinese presso la Galleria Spazio Due di Venezia, il catalogo, in apertura, riporta le parole di Crali sulla “nascita dell’aeropittura” e sui “nuovi valori spirituali che scaturiscono dal rapporto UOMO e COSMO”. Negli anni successivi la partecipazione a mostre e a convegni è molto serrata. Nel 1986 vengono esposti gli aerogioielli, creati trent’anni prima, alla Fiera del gioiello di Vicenza. Combatte la sua personale battaglia con i critici: ne stima alcuni e ne ignora volutamente altri. D’altra parte la dimensione artistica, umana e spirituale di Crali non è facilmente accessibile, con gli anni si è sublimata e raffinata e non è pronta per essere accolta da tutti.
Nel 1987 inizia un lungo e fecondo rapporto con la Pattuglia Acrobatica delle Frecce Tricolori i cui componenti vedono nell’ormai anziano, ma sempre entusiasta pittore, un punto di riferimento ineludibile; un’ammirazione ampiamente ricambiata da Crali. Alle Frecce Tricolori l’artista dedicherà una serie di imponenti tele l’ultima delle quali egli termina nel 1993.
1988: espone litografie di soggetto meccanico in Russia, è presente ad una collettiva di Arte Giuliana a Melbourne e in una mostra a Lima presenta “Strutture aeronautiche”.
1990 Un’importante tappa della sua carriera è quella che lo vede protagonista della Mostra “Futurismo Veneto”, realizzata dalla Cassa di Risparmio di Padova, in collaborazione con l’Architetto Rebeschini, Salvan e altri.
Nel 1994 il MART gli dedica una grande mostra personale che comprende pitture, sculture, polimaterici, manifesti..e il cui catalogo (Claudio Rebeschini) è corredato da un’ampia autobiografia di Crali. Al MART l’artista affida, in donazione, non solo un cospicuo numero (circa quaranta) di sue opere tra cui “Incuneandosi nell’abitato”, ma anche un grosso nucleo di materiale documentario sul Futurismo, raccolto nei “libroni” creati negli ultimi vent’anni della sua vita.
Tullio Crali si spegne a Milano il 5 agosto 2000.
– Claudio Rebeschini (a cura di) – CRALI AEROPITTORE FUTURISTA – “libro” stampato in occasione della mostra “Crali Futurista” MART di Rovereto, 1994-95; ed. Electa, Milano 1994
– AA.VV. “CRALI. Il Volo dei Futuristi”. Catalogo stampato per conto del Museo Revoltella Trieste da “Editoriale Ergon”, Ronchi dei Legionari 2003